L’Aconcagua è una montagna dell’Argentina. La vetta più alta della cordigliera delle Ande. La sua altezza sfiora di poco i 7.000 metri sul livello del mare. Per l’esattezza, il picco massimo è quota 6.962 metri. Oggi proprio con uno della spedizione, Giovanni Mulas 41 enne di Alghero, a Radio Catalan si è parlato di questa impresa. Assente, per impegni di lavoro, il collega Giuseppe Demartis che assieme a Mulas, affronteranno questa importante e gravosa spedizione, in programma è già fissata in calendario, con partenza da Alghero per la capitale Buenos Aires (Argentina) il 18 dicembre di quest’anno. Si tratta di una spedizione, per le vie normali. Considerata tale dal fatto che non sarà la classica scalata alpinistica, ma come ha tenuto a precisare durante la chiacchierata odierna Giovanni Mulas ai nostri microfoni, una ascesa in montagna, passando per sentieri irti di difficoltà per un camminamento considerato normale. Però viste le diverse altitudini che i due protagonisti, dovranno affrontare, vedi altezza, variazioni climatiche, le temperature rigide che si   incontreranno tra il giorno e la notte, l’impegno diventa alquanto arduo. Giovanni Mulas ed il suo collega di cordata Giuseppe Demartis, alla decisione presa da tempo per questo importante appuntamento, si stanno preparando con allenamenti speciali, e sotto preciso controllo da parte di specialisti del settore che insieme a loro condividono il progetto. Giovanni Mulas nel corso dell’intervista, ha rimarcato più volte l’importanza dell’acclimatazione al raggiungimento delle diverse altitudini. Vedi per gli sforzi nel camminare in zone impervie, vedi per le difficoltà nel respirare a quote non conformi a quelle che quotidianamente un corpo come il loro, è collaudato per livelli se non a zero sul livello del mare poco più. Nel corso della trasmissione l’interessato, si è soffermato più volte ed è stato preciso nel descrivere le fasi dei campi base, con dovizia ha chiaramente fatto intendere che la spedizione sarà lunga ed impegnativa e non si concluderà prima di una quindicina di giorni. Dunque una spedizione quella dei due algheresi ardua, dispendiosa di energie, rischiosa, ma non per questo impossibile.

Michele Serra