Originario di Tonara. Da 49 anni risiede nella nostra città. A giugno di quest’anno ha compiuto 50 anni di sacerdozio. Si tratta di Padre Tore, gesuita, Prefetto della casa di San Michele, preposto alla Chiesa della Misericordia e attualmente Cappellano dell’ospedale civile della nostra città. oggi Padre Antonio Tore, è stato ospite di Radio Catalan non soltanto per parlare della sua ordinazione a quella che ormai da tanti anni è la sua professione di fede, ma anche di tematiche che riguardano la vita dell’uomo quotidianamente, al di la della professione svolta. Da buon intellettuale, Padre Tore, si è calato con spirito amichevole nella parte e con molta semplicità ha risposto a tutte le domande e curiosità che il conduttore le ha posto. Laureato in lettere, subito dopo la sua nomina a sacerdote, entra a far parte dell’Ordine della Compagnia di Gesù. I chierici che appartengono a quest’Ordine, sono chiamati Gesuiti. Trascorsi diversi anni lontano dalla Sardegna, fa rientro grazie a sua esplicita domanda, giustificato dal fatto dell’avanzata età dei suoi genitori. E come lui stesso ammette, destinato alla Chiesa di San Michele qui ad Alghero. Padre Tore oggi confessa di sentirsi tonarese, ma altrettanto cittadino algherese in tutti i sensi. A proposito della sua appartenenza nella nostra comunità, come ministro della Chiesa, Padre Tore ha svolto quella che era la professione di insegnante di lettere, presso la scuola Alberghiera cittadina per ben 25 anni. Non soltanto, ma come da lui stesso affermato è stato per un periodo Parroco della Borgata di Santa Maria La Palma. Il prelato, ha anche ammesso su esplicita domanda, che come tutti gli uomini comuni anch’egli ha i suoi ideali politici. Si sente vicino alle persone più deboli ed è sempre stato solidale con le famiglie meno abbienti. Durante la conversazione, ha rimarcato di amare la lettura e pur essendo un letterato, non ama scrivere se non in particolari circostanze. Ha ricordato con affetto due suoi colleghi di professione cattolica, Don Antonio Nughes e Don Giovanni Gallo, il primo un amico, colui che l’ho ha assecondato nella conoscenza della cultura della storia della mentalità algherese, il secondo in quanto cappellano dell’ospedale, quando in precarie condizioni di salute, lo affiancò per svolgere quel delicato ed importante impegno nel portare conforto agli ammalati. Si è parlato di tutto o quasi, ma per una miglior comprensione vi rimando all’intervista integrale.

Michele Serra